Il complesso montuoso collinare ibleo forma la cuspide sud-orientale della Sicilia. I suoi limiti naturali sono segnati a nord dalla piana di Catania, a ovest dal fiume Dirillo (Ragusa) e a est e a sud dal mar Ionio e Mediterraneo. Esso ricade quasi interamente nelle provincie di Siracusa e Ragusa.
Il termine Iblei si fa risalire al leggendario re siculo Hyblon il quale regnava in questi luoghi e concesse una porzione di territorio costiero ai primi coloni greci per erigere Megara Iblea.
Si tratta di un massiccio calcareo-marnoso bianco conchiglifero del periodo del Miocene e, nelle zone costiere, da una arenaria sedimentaria del Pleistocene che nel sud-est della Sicilia viene denominata "giuggiulena" ("semi di sesamo" in lingua siciliana), perché è facile che si sgretoli in granuli di dimensioni simili al sesamo.
Nella porzione settentrionale dell’altopiano, nei pressi della sua punta estrema, ovvero del Monte Lauro (986 m), affiorano basalti a cuscino di origine vulcanica (pillow lava) risultato di espandimenti lavici sottomarini risalenti al Pleistocene e precedenti la formazione dell’Etna.
La caratteristica del tavolato ibleo è quella di essere inciso da vallate e gole a volte con andamento meandriforme scavate dallo scorrere incessante di fiumi e torrenti, espressione tipica dei fenomeni carsici. Dai Monti Iblei hanno origine infatti il fiume Irminio (che divide l'altopiano in direzione nord-sud scorrendo tra Modica e Ragusa), il Dirillo, l'Ippari, il Tellaro, l'Anapo, che sfocia in mare nei pressi di Siracusa, ed il fiume Cassibile.
Proprio questi corsi d’acqua hanno avuto un'importanza fondamentale per la storia dei popolamenti di questo territorio costituendo via di comunicazione tra la costa e l’entroterra, il controllo dei quali è stato di primaria importanza per la sopravvivenza e la prosperità delle comunità locali.
Le cave rappresentano dunque uno degli elementi distintivi del paesaggio ibleo. Questi ambienti, che ospitano una ricchissima biodiversità, sono caratterizzati da una marcata stratificazione vegetazionale: il Platano orientale, l'Oleandro selvatico il salice ed il Pioppo, assieme ad altre specie, vegetano in fondo a questi canyon dando vita a lussureggianti foreste ripariali, mentre, sui versanti della cava, esse lasciano il posto a boschi di querce come il Leccio e la Roverella, ma anche a praterie di Ampelodesma, una pianta molto usata in passato per la fabbricazione di cordame. Sulle pareti più scoscese è possibile osservare specie rupicole come l'Erica multiflora, il Trachelio siciliano, piuttosto che il cappero ed altri elementi floristici.
Gli altopiani sovrastanti le cave sono per lo più dominati dalla macchia mediterranea che, con specie quali il Lentisco, il Mirto ed il Terebinto, assieme ad essenze aromatiche come il Timo arbustivo, la Salvia ed il Finocchietto selvatico, trova la sua più esagerata espressione fregiandosi ulteriormente di endemismi di ineguagliabile pregio e bellezza.
Infine, il panorama è reso ancor più suggestivo dal serpeggiare dei muretti a secco che delimitano distese di ulivi e carrubi centenari, mandorleti, noceti, vigneti e agrumeti quali segno inequivocabile della presenza dell'uomo che, nel corso dei secoli, ha trasformato ed utilizzato questo splendido territorio. Infatti, prima dell’arrivo dei Greci, gli Iblei, come del resto tutta la Sicilia, dovevano essere ricchi di foreste.